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Immagine del redattoreGianni Ansaldi

Elizabeth Tagore


Ho incontrato la prima volta Elizabeth per ritrarla per il Secolo XIX. Sono andato nella sua casa del centro storico, fredda e umida e senz'altro nociva per una signora della sua età.

Ha un nome importante, che rimanda direttamente allo zio, premio oscar per la letteratura, Rabindranath Tagore. Zio che lei ha conosciuto durante i viaggi della sua infanzia in India.

Sua madre, nativa di Calcutta, aveva conosciuto durante un viaggio turistico un genovese, che poi sarebbe diventato il padre di Elizabeth.

Elizabeth, virtuosa chitarrista, ha studiato musica con Segovia. E proprio il maestro le chiese di andare a lavorare con lui ma lei, giudicatolo troppo donnaiolo per i suoi gusti, ha rifiutato.

E ha finito la sua intensa vita dando lezioni private di chitarra nella sua casa del centro storico, ingombra dei ricordi di un'esistenza.

Quando ero davanti a lei per fotografarla si scherniva, timida. A un certo punto si è coperta il viso con le mani e quello è stato lo scatto che per me più la rappresenta. Il viso coperto con le mani, le sue mani che si fanno ritratto, a rappresentare la parte di lei che più è stata una compagna importante nella sua vita.

E proprio quelle mani che coprono un volto è stato scelto come copertina del libro che ho fatto con Giuliano Galletta. Un libro di ritratti che come copertina ha un non-ritratto, o l'essenza di un ritratto:



Con Elizabeth e Giuliano abbiamo fatto in seguito un incontro con i ragazzi di una scolaresca di Genova. Lei a raccontare la sua vita, io e Giuliano a fare i "paggetti" di una personalità così densa. Qui la foto scattata con una studentessa, che aveva una lunga treccia come la sua, quasi a voler passare il testimone a una giovane esistenza.


Qualche tempo dopo l'uscita del libro con la sua foto, che un po' la imbarazzava, se n'è andata.

Tutte le volte che passo da via San Bernardo riguardo il portone dove era la casa di quella adorabile e timida signora. Con un po' di nostalgia. Sapendo che molto di lei aleggia ancora nelle nostre esistenze.


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